Roma – Sette anni per consolidare e rilanciare il patrimonio olivicolo dell’Umbria. I fondi del PSR 2007-2013 potrebbero contribuire in maniera considerevole a sostenere dal punto di vista agroambientale e con misure appropriate il sistema delle imprese di questa regione in special modo quelle della dorsale che va da Assisi a Spoleto.
E’ il messaggio che giunge da Campello sul Clitunno dove nel Vecchio Molino esperti del settore, organizzazioni professionali e degli operatori olivicoli, coordinati da Coldiretti e Unaprol su iniziativa dell’azienda Marfuga discutono di olio estremo, ovvero il privilegio della qualità.
L’olivicoltura umbra è estremamente diffusa e la sua importanza è determinata, prima ancora che in termini quantitativi, dalla sua qualità naturale e dal profondo radicamento nel territorio e nella cultura locale.
“Coldiretti – ha affermato il presidente dell’organizzazione umbra Albano Agabiti da sempre organizza l’offerta di eccellenza e naturalmente anche dell’olio extra vergine di oliva. Bisogna moltiplicare gli sforzi – ha aggiunto – per valorizzare quello che a tutti gli effetti possiamo definire un “ambasciatore aggiunto” nel mondo, del nostro Paese e della nostra regione. Vista l’imminenza delle decisioni nazionali in merito all’articolo 68 dell’Health Check della Pac – ha concluso Agabiti – che prevede dei sostegni specifici agli imprenditori agricoli, riteniamo opportuno che il settore olivicolo benefici di interventi finanziari a sostegno delle produzioni di qualità certificata”.
Gli oliveti fanno da cornice alle più importanti città d’arte, rappresentando anche un presidio dal punto di vista idrogeologico nei terreni a forte pendenza. L’olivo in Umbria è coltivato nel 55% delle aziende agricole umbre, su d’una superficie di 27.757 ettari in produzione, pari all’8,63% della SAU regionale totale, con una sensibile prevalenza nella provincia di Perugia.
“Quella Umbra è una olivicoltura unica e irripetibile. Ecco il motivo perché Unaprol ha lanciato I.O.O.%, italian Olive Oil, il consorzio di filiera tutta agricola e rigorosamente italiana”. Afferma Massimo Gargano presidente del consorzio olivicolo italiano, che aggiunge “mentre in Europa si fa strada la strategia di abbassare gli standard qualitativi dell’extravergine per elevare al rango superiore oli di categoria inferiore, l’Italia che produce qualità diverse legate ai mille territori, corre ai ripari. Il progetto di IOO% punta a sostenere la certificazione del vero olio extra vergine d’oliva italiano di alta qualità e a rendere i produttori che rispettino le regole orgogliosi di entrare a far parte di un club esclusivo. “Il nostro obiettivo ha poi aggiunto Gargano è tutelare l’eccellenza del sistema produttivo italiano, frutto della diversità di un territorio continuamente discontinuo, perchè non resti schiacciata tra saldi e svendite di fine stagione”.
In Umbria però accade che l’elevato valore ambientale e paesaggistico di una parte dell’olivicoltura regionale sia spesso caratterizzata da una forte marginalità economica. “E i costi di questa presenza sul territorio non possono essere scaricati solo sulle imprese”, afferma Francesco Gradassi, titolare dell’azienda Marfuga, che aggiunge cosa sarebbe l’Umbria senza gli alberi di olivo e senza il pregiato olio extra vergine che l’hanno resa famosa in tutto il mondo”.
Poco più del 90% della superficie investita ad olivo è ubicata nelle aree rurali intermedie di collina, il rimanente infatti giace in aree rurali con problemi complessivi di sviluppo.
Per questo serve un nuovo progetto che rilanci gli investimenti partendo proprio dal sostegno delle imprese che producono qualità e che con la loro presenza creano ricchezza e occupazione sul territorio.
Campello Sul Clitunno (PG), 16 maggio ’09
I dati chiave del comparto olivicolo umbro
Nell’Umbria l’olivicoltura è estremamente diffusa e la sua importanza è determinata, prima ancora che in termini quantitativi, dalla sua qualità naturale e dal profondo radicamento nel territorio e nella cultura locale. Su buona parte della superficie regionale gli oliveti fanno da cornice alle più importanti città d’arte, rappresentando anche un presidio dal punto di vista idrogeologico nei terreni a forte pendenza. Per contro, l’elevato valore ambientale e paesaggistico di una parte dell’olivicoltura regionale è spesso caratterizzata da una forte marginalità economica che andrebbe sostenuta e sviluppata valorizzando appieno le potenzialità delle proprie produzioni.
L’olivo è coltivato nel 55% delle aziende agricole umbre, su d’una superficie di 27.757 ettari in produzione, pari all’8,63% della SAU regionale totale, con una sensibile prevalenza nella provincia di Perugia.
Poco più del 90% della superficie investita ad olivo è ubicata nelle aree rurali intermedie di collina, il rimanente giace in aree rurali con problemi complessivi di sviluppo.
Distribuzione provinciale della superficie e della produzione di olive (Istat 2008)
Sup. in produzione (ha) | % su totale regione | Resa (Ql./ha) |
Produzione totale (Ql.) | % su totale regione | Produzione raccolta (Ql.) | % su totale regione | |
Perugia | 18.190 | 65,53% | 27,00 | 491.130 | 82,33% | 491.130 | 82,33% |
Terni | 9.567 | 34,47% | 11,02 | 105.425 | 17,67% | 105.425 | 17,67% |
UMBRIA | 27.757 | 21,49 | 596.555 | 596.555 |
Il 14% della SAU olivicola regionale, pari a 3.861 ettari, è coltivata con metodi di produzione biologica, corrispondente al 20% della superficie destinata all’olivicoltura biologica del centro Italia ed al 4,5% della medesima superficie a livello nazionale. La struttura produttiva della filiera olivicola regionale è rappresentata da 31.170 aziende agricole (dati Istat), il 40 % delle quali con superficie inferiore a 2 ettari e solo il 7% oltre i 20 ettari.
L’intero territorio regionale ha ottenuto il riconoscimento del marchio a denominazione d’origine (DOP), il cui disciplinare di produzione prevede una suddivisione in cinque sottozone distinte in termini di caratteristiche territoriali e di prevalenza varietale: Colli Assisi Spoleto, Colli Martani, Colli del Trasimeno, Colli Orvietani e Colli Amerini. Le varietà presenti nelle cinque sottozone DOP, sono: Moraiolo, Leccino, Frantoio, Dolce Agogia, San felice e Rajo.
Il comparto della Dop in Umbria presenta una superficie assoggettata a certificazione pari a 2.762 ettari, circa il 9% della SAU regionale destinata all’olivicoltura ed il 3,5% dell’intera superficie nazionale destinata alla certificazione di olio DOP, pur presentando un importanza determinante in termini di fatturato (secondo solo alle produzioni toscane).
La fase di trasformazione
In Umbria è stato prodotto, nell’ultima campagna, 108.410 tonnellate di olio di pressione, la cui tipologia è rappresentata in maniera determinante dalla categoria extravergine.
Nel 2004 (dati Agecontrol) risultavano attivi in Umbria n. 270 frantoi con un quantitativo medio di olive lavorate per unità intorno 2.000 quintali, anche se ad oggi il numero di impianti risulta in netta diminuzione. In generale, in frantoi umbri sono caratterizzati da una limitata capacità produttiva ma con una forte suscettibilità ad essere valorizzati in chiave multifunzionale, visto l’alto valore ambientale e paesaggistico dell’olivicoltura regionale. In particolare, la capacità produttiva degli impianti è compresa, nel 50% dei casi, tra le 4 e 10 tonnellate di olive per ciclo produttivo di 8 ore e, per un ben 40%, inferiore alle 4 tonnellate di olive per ciclo.
Produzione olio (Ql.) | % su totale regione | |
Perugia | 88.380 | 81,52% |
Terni | 20.030 | 18,48% |
UMBRIA | 108.410 | 100,0% |
Nella parte centro-orientale della Regione si concentrano importanti imprese industriali del settore oleario che assicurano, in Italia e all’estero significativi livelli di presenza del prodotto a marchio e che adottano strategie di differenziazione a favore degli oli di qualità e della valorizzazione del prodotto locale. L’importanza dell’olivicoltura in Umbria è testimoniata anche dalla presenza di numerose imprese costruttrici di macchine per l’estrazione dell’olio e di importanti centri di ricerca e di divulgazione scientifica.
Fonte: osservatorio economico Unaprol